Horror Movie forum

Votes given by Toby Dammit

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    When Evil Lurks è massiccio!
    Aterrados l'avevo visto ma lo ricordo poco. Mi sembra che mi sia piaciuto.
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    Ho visto solo Aterrados - Terrorizzati (2017) che ho trovato davvero ottimo. Vedrò di rimediare anche gli altri.
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    Last Shift è, per quel che mi riguarda, ancora oggi il suo miglior film. Malum è una sorta di remake/reboot con più budget ma, a mio avviso, meno incisivo e si dilunga in spiegazioni non necessarie. Dread, tratto dal racconto Paura di Barker è valido. Per Extremity mi sono state necessarie due visioni per riuscire ad apprezzarlo, alzando quindi l'asticella. Cassadaga flop.The Prophane Exhibit sembra che stia finalmente circolando dopo anni di mistero. Mi metterò alla ricerca 😁
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    Mi ero perso questa discussione. Avendo visto entrambi i suoi film horror, posto quanto scritto in merito.

    Suspiria (2018)
    Berlino 1977: nello studio di un anziano psicoanalista una giovane ballerina sproloquia a proposito della sua scuola di danza gestita da streghe. Nella suddetta scuola, qualche giorno dopo, vediamo presentarsi Susie Bannion, ragazzetta dell'Ohio di umili origini ma molto ambiziosa.
    Guadagnino rielabora il Suspiria argentiano ribaltandone senso ed estetica, scansionando in "atti" il flusso magmatico dell'originale e desaturando una fotografia che, nel film del 1977, è al contrario urticante e infuocata.
    L'intento del regista è di colmare di elementi narrativi ciò che nel film argentiano era puro canovaccio onirico, di trasformare in opera "colta" ciò che per Argento doveva esclusivamente mirare alla pancia (e agli occhi, e all'inconscio) dello spettatore.
    E in tale intento Guadagnino fallisce. Il suo è un film "artsy", ma non riesce ad essere un film profondo.
    Dove invece il Suspiria del 2018 riesce, e alla grande, è nel canalizzare il perturbante nelle straordinarie sequenze di ballo, capolavori di montaggio che trasfigurano e rimodellano (nel senso letterale del termine, come dimostra la scena horror più originale e indimenticabile del film e probabilmente del cinema degli ultimi anni) i corpi della ballerine e rendono in maniera magistrale l'atmosfera di certe cerimonie rituali. In confronto a come Guadagnino (con i suoi ottimi collaboratori) raffigura il corpo e il movimento, il rimanente passa automaticamente in secondo piano: i cenni alla RAF, alla banda banda Baader Meinhof, all'olocausto, a Lacan, a Jung, al matriarcato, le parentesi body-horror esoteriche, senza dire poi dei giochi di potere all'interno della comunità streghesca, sono solo rumori di fondo puramente accessori, tappezzeria affabulatoria.
    L'insieme è ipertrofico e afflitto dalla logorrea espressiva del suo autore, eppure in vari frangenti è così potente e perturbante da lasciare senza fiato, e oltretutto è innegabilmente coraggioso nel non tirarsi indietro di fronte al kitch, allo splatter, al ridicolo.
    Dakota Johnson si conferma uno dei più impressionanti "corpi da cinema" in attività di questi tempi, Tilda Swinton è semplicemente maestosa.
    Non male ma sicuramente non indimenticabile la tanto strombazzata ost di Thom Yorke.

    Bones and All (2022)
    Fine anni 80: abbandonata dal padre per via delle sue abitudini alimentari alquanto "particolari", la giovane Maren attraversa gli States per cercare, nel Minnesota, sua madre, a quanto pare afflitta dagli stessi suoi "problemi". Lungo il tragitto incontrerà vari altri "eaters" (il vecchio e malinconico Sully, un bizzarro duo di reietti) e forse, nel caso di Lee, l'amore.
    Guadagnino rielabora il romanzo di Camille DeAngelis per adattarlo alle sue atmosfere sospese e alla sua persistente ricerca di un cinema multisensoriale e avvolgente. Il risultato però, per quanto affascinante, è al di sotto delle attese.
    Road movie sentimentale, ipnagogico e a tratti perturbante, Bones and All soffre di un'andatura sonnolenta, di un'estetica spesso troppo virata verso il lezioso (colonna sonora di Reznor-Ross assolutamente inclusa), di una certa mancanza di focus che rende la narrazione episodica e annacqua sia il romanticismo che la tensione.
    Dai critici cinematografici (complessivamente assai benevoli) sono stati tirati in ballo Raw e The Addiction come riferimenti principali, ma a dirla tutta il momento più poetico del film (e del libro) è preso di peso da un bellissimo racconto di Robert McCammon: Eat Me
    Guadagnino, col suo respiro ampio e con il suo approccio autoriale, è uno dei pochi che crede ancora nel cinema e per questo va elogiato a prescindere, ma Bones and All è un mezzo passo falso, nonostante gli attori (pur impegnati in dialoghi non proprio appassionanti) offrano una prova rimarchevole.
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    CITAZIONE (Toby Dammit @ 4/2/2023, 20:00) 
    L'angelo dei muri di Lorenzo Bianchini
    Finalmente visto quest'ultimo lavoro di Bianchini: l'ho trovato emozionante. Non un horror vero e proprio quanto uno scrutare nella vita in disfacimento di un anziano, che ha sofferto.
    Tecnicamente di altissimo livello, sia la regia che gli altri reparti più importanti come la fotografia, la scenografia e anche la recitazione.
    La storia non è del tutto una novità ma tutti i meriti detti prima lo elevano e lo rendono un'ottimo film comunque.

    Concordo e ringrazio per la segnalazione.
    My 2 cents:

    L' angelo dei muri [The Angel in the Wall] (2021)

    Director: Lorenzo Bianchini

    Trieste: l'anziano Pietro, dopo essere stato raggiunto da una notifica di sfratto, si rfugia in una sorta di intercapedine di casa sua, ove ha riposto tutti i (pochi) ricordi della sua vita. Costretto al freddo e alla limitatezza dello spazio vitale, Pietro osserva, attraverso il buco in un muro, la vita dei nuovi inquilini, una madre di origine russa e la sua figlioletta ipovedente. Quest'ultima, resasi conto della presenza di Pietro, si riferisce a lui come "l'angelo dei muri".

    Bianchini tinge di thriller il neorealismo magico e trasmette allo spettatore il gelo e la solitudine di una Trieste bella ma spettrale. Aperto da un notevole, ancorchè artiginale, piano sequenza, L' angelo dei muri rimanda inevitabilmente ad altre pellicole (Delicatessen, La Casa Nera, La Migliore Offerta e Parasite) e, nella mezz'ora centrale, procede faticosamente all'interno degli spazi angusti della casa, ma nella parte conclusiva compie una improvvisa virata metafisica che sfocia in un finale che spezza il cuore.
    Rimarchevole la cura per la location e per il sonoro, che alterna rumori ambientali, melodie sinistre, 45 giri d'antan e poche ma intense parole.
    Nel complesso, una ammaliante "ghost story dell'anima" che conferma Bianchini come una delle voci più autorevoli all'interno del panorama cinematografico italiano.
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    Non mi state sul pezzo:

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    CITAZIONE (Toby Dammit @ 12/1/2023, 19:57) 
    www.youtube.com/watch?v=PuiWDn976Ek

    Trailer del nuovo film di Aster

    Già visto ieri e infatti ero tentato di aprire un topic a riguardo, salvo poi desistere non essendo nota ancora nessuna data per la distribuzione italiana: in ogni caso sembra molto intrigante e promette di approfondire la vena (auto)ironica dell'Autore.
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    Personalmente li considero tra i più rilevanti registi della loro generazione. Non c'è un loro film - eccetto forse l'episodio presente in V/H/S: Viral - che non trovi quantomeno interessante. In ordine di preferenza, direi:
    The Endless (2017)
    Resolution (2012)
    Spring (2014)
    Something in the Dirt (2022)
    Synchronic (2019)

    A proposito dell'ultimo film uscito, riporto quanto scritto in "Ultimo flm visto"

    CITAZIONE
    Something in the Dirt (2022)

    Director: Justin Benson / Aaron Moorhead | Starring: Aaron Moorhead, Justin Benson | Psychological Thriller, Absurdist Comedy

    John, insegnante di matematica e fotografo di matrimoni, assiste a casa del suo vicino Levi, barman appena trasferitosi a L.A., a strani fenomeni soprannaturali legati (forse) ad una strana pietra di quarzo presente nell'appartamento. Perchè non farci su un documentario che potrebbe rivelarsi remunerativo? Dei due sembra John il più entusiasta, mentre Levi - che nasconde qualche ombra nel suo passato - appare più dubbioso.

    Justin Benson e Aaron Moorhead tornano alle tematiche già affrontate (in maniera più sofisticata e contorta) in Resolution traendo nuova linfa dall'esperienza pandemica: la tendenza dell'umanità 2.0 a razionalizzare la paura, l'ignoto, ricorrendo confusamente a complotti alieni, misteriosi culti pitagorici, numerologia, geometria del magnetismo, coordinate geografiche nascoste, strutture comunicative musicali, elementi chimici perturbanti, leggende metropolitane e, su tutto, l'ansia di documentare, documentare, documentare.
    Articolato su tre piani narrativi - la narrazione diretta, le riprese del documentario, il documentario sul documentario - Something in the Dirt si avvale di un montaggio vorticoso che, attraverso l'alternanza di riprese da filmini familiari e rapidissime spiegazioni pseudoscientifiche, riesce a dare dinamicità ad un film altrimenti ripetitivo e scarno che sembra procedere per accumulo.
    La durata, ad ogni modo, è eccessiva, e come in Spring e Synchronicity l'impressione è di stare assistendo ad un divertissment che si crede più furbetto e profondo di quanto in realtà sia. Considerata l'esiguità del budget e le difficili condizioni nelle quali versa l'odierno cinema horror, Something in the Dirt merita comunque ammirazione o, quantomeno, rispetto.
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    Sembra molto interessante anche questo film, però dal trailer mi è parso di capire che si tratti di qualcosa di molto meno soprannaturale dei suoi precedenti lavori.
    Però deve essere un bel film a naso... mi ha un po' fatto venire in mente Il nascondiglio di Pupi Avati, però con una vena molto meno horror/gotica e più poetica.
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    David Cronenberg e Julia Ducournau:

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    Corto simpatico che mixa bene le regole di Scream (esasperandole) ed Halloween (con Nimoy al posto di Shatner):

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    2022-02-18

    Commento breve:

    Scritto e diretto da Robert Eggers, il corto "Brothers" debutta in video qualche settimana prima della proiezione al Sundance di "The VVitch".
    Già qui Eggers 'osserva' distensioni e conflittualità interne a relazioni interpersonali molto serrate, nello specifico indagando il rapporto tra due fratelli: aperto da un incontro (amichevole?) di boxe e chiuso con una tragedia, il film evidenzia le contraddizioni e le problematicità di questo tipo di legame sanguineo, inquadrandolo in un affascinante aspect ratio in 4:3 che, analogamente all'isolamento in cui sembrano vivere i due protagonisti (i quali inoltre paiono non avere genitori ma soltanto una nonna), imprigiona le personalità e i corpi dei personaggi caricandoli di violenza, non solo e non tanto fisica. Un piccolo lavoro meritevole di scoperta, soprattutto se si vuole approfondire la Poetica di questo Autore estremamente interessante e in ascesa.

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    Julia Ducournau
    (Paris, 1983)


    FIGURE TECNICHE RICOPERTE
    Regista, sceneggiatrice

    FILM D'ESORDIO
    Raw [Grave] (2016)

    FILM FOLGORANTE
    Titane (2021)

    OPERE DI CONFERMA
    Titane (ancora)

    UP COMING MOVIES
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    TEMATICHE PRINCIPALI, STILE

    Con soli due lungometraggi all'attivo, più un corto ("Junior") e un paio di lavori televisivi, Julia Ducournau si sta già imponendo nel panorama cinematografico internazionale grazie ad un'estetica fondata sul Corpo, la sua deformazione e la sua importanza nei rapporti interpersonali, il tutto concentrando l'attenzione su questioni di genere e in particolare sulla femminilità. Intrigante, inoltre, è l'utilizzo delle Musiche a cui si lega una certa rilevanza delle sequenze di ballo.



    NOTE AGGIUNTIVE
    "Titane", il suo secondo e ultimo lungometraggio finora, ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes.

    FILMOGRAFIA (LUNGOMETRAGGI)
    Raw [Grave] (2016)
    Titane (2021)
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    Indubbiamente grande tecnica e secondo me sa lavorare/dirigere molto bene con i bambini,anche in "The Prodigy" che mi è piaciuto meno degli altri il bambino era la cosa migliore.Però signori come fa svolazzare e sballottare i corpi mi piace proprio.
    Forse mi è piaciuto di più "Oltre il male" rispetto a "The Pact" ma comunque siamo lì.
    Poi magari dei film si apriranno anche le discussioni. ;)
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    The Nest nonostante la sua lentezza aveva un suo fascino e mi era piaciuto!!
    A Classic Horror Story parte bene ma nella seconda parte nonostante una certa tensione l'ho trovato un pò deboluccio!! mi è piaciuto la critica verso i film italiani che ha lanciato il regista!! dunque nel complesso non è bello ma neanche brutto.
30 replies since 27/7/2013
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